Pensieri Digitali

Anni 60

Nei film di fantascienza si è più volte ipotizzato di poter correre avanti e indietro nel tempo, con improbabili macchine capaci di beffarsi del valzer delle ore.
In attesa che la realtà possa sposare la fantasia, il solo modo che abbiamo di viaggiare nel tempo è quello di ricordare le abitudini, i vezzi e naturalmente anche le problematiche che il contesto sociale proponeva anni addietro.
Senza la pretesa di essere esaustivi, perché il campo d’indagine è così vasto che esigerebbe quantomeno un intero volume, facciamo un salto negli anni 60, per ricordare a chi non li ha vissuti quali fossero le mode, i tic e i problemi di quel periodo storico in Italia e nel mondo.

Il boom economico del precedente decennio aveva avuto quale conseguenza immediata l’allargamento della borghesia. Il ceto medio viveva in condizioni piuttosto floride e c’era tanta voglia di tradurre in atto le rinnovate potenzialità economiche.

Vacanze, vestiti, macchine alla moda e altri lussi non erano più prerogative del ceto abbiente, ma si estendevano a una gran fetta della popolazione.
Questo mostrare, più o meno ispirato alla competitività, non era però ben visto da tanti giovani, che recepivano le istanze e le contestazioni partite d’oltreoceano. Il movimento beat e la contestazione studentesca, che troveranno forma compiuta negli anni 70, cominciarono ad affacciarsi alla fine di quel decennio e il modello borghese fu il bersaglio di quelle proteste e di quei movimenti di pensiero.

Era un’Italia ibrida, un po’ bacchettona e un po’ rivoluzionaria, con le donne in minigonna e gli uomini divisi tra desideri e giudizi. Era l’Italia del mese al mare, in un litorale sovente vicino al paese d’origine, con la nonna, la millecento, gli spaghetti aglio e olio e i figli liberi di vivere le prime storie d’amore, complici la luna e il profumo del mare.
I più fortunati esibivano l’Alfa Romeo Spider Duetto o la Lamborghini Miura, ma le macchine dell’italiano medio erano la 124 special T con le sue rifiniture in legno, la 850 Fiat e la Giardinetta versione station wagon. Erano gli anni del boom di Canzonissima, che abbinata alla lotteria Italia superó in popolarità persino il Festival di Sanremo. Ai tradizionali mostri sacri della melodia italiana, leggi Claudio Villa, Iva Zanicchi, Milva e Sergio Endrigo, si affiancarono giovani in ascesa che poi avrebbero caratterizzato i primi anni 70: Gianni Morandi e Massimo Ranieri irruppero sulla scena musicale, ma intanto fuori dai festival e dalle competizioni canore altri giovanissimi incarnarono e misero in musica la protesta e la poesia. Parliamo ovviamente di cantautori come Guccini e De André, ma nei jubox le canzoni più gettonate erano quelle dei complessi come Gli Alunni del Sole, i Collage, I Nomadi e i Camaleonti.

E la TV? C’era Tribuna Politica per chi avesse voluto districarsi nei sentieri di una Repubblica inquieta, c’era lo sbarco sulla Luna raccontato da Tito Stagno e Nino Benvenuti campione del mondo dei pesi medi dopo aver battuto il grande Emile Griffith.
Le donne sospiravano per Alberto Lupo, eroe silenzioso de “La cittadella”, ma sul grande schermo esplodeva e debordava la bellezza sensuale di Alain Delon. Anche per i maschietti c’era modo di lustrarsi gli occhi, con Stefania Sandrelli, Virna Lisi e Claudia Cardinale.

In un clima di apparente felicità germogliavano purtroppo quei malumori e quelle tensioni che avrebbero portato alla lotta armata del successivo decennio. C’era del fuoco sotto la cenere di quel benessere e di quei sorrisi, ma questa è un’altra storia.

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