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L’Italia lacerata de “La ragazza di Bube” e lo spietato… coccodrillo

Premio Strega nel 1960, l’opera di Carlo Cassola racconta la vicenda di un partigiano, il cui nome di battaglia è Bube.
Poco più che adolescente, Bube commette un delitto in nome di un ideale ambiguo, i cui contorni sfuggono a lui prima ancora che agli altri. La guerra è finita da un pezzo, quando lui, trascinato in un vortice di violenza da una passione che avrebbe dovuto destinare a più nobili progetti, si ritrova vittima e carnefice del suo temperamento.
“La ragazza di Bube” è anche la storia di un amore che si porta dietro le incongruenze di una fase storica in cui ideologie e logica sovente bisticciavano.
Mara è la protagonista femminile, divisa tra una promessa fors’anche precoce e una quotidianità in cui si staglia la figura del giovane Stefano, simbolo di normalità e di sentimenti semplici, da lei solo momentaneamente condivisi.
Mara ha percorso la strada del fidanzamento quasi per gioco, eppure si sente indissolubilmente legata a quel ragazzo. Bube per suo conto finisce quasi con l’odiare quella figura che altri hanno disegnato e che lui ha interpretato quasi inconsapevolmente. A sovrastare i sentimenti ambigui, l’amore per Mara e l’attesa di lei.
Intorno ai tre protagonisti principali si stagliano i paesaggi della Toscana nell’ immediato dopoguerra, quando erano dolore e fame a disegnare i percorsi della quotidianità.

IL METODO DEL COCCODRILLO

Maurizio De Giovanni, il più grande giallista italiano contemporaneo, inaugura le storie dell’ispettore Loiacono, che agisce nella Napoli di oggi, diversamente dal commissario Ricciardi, primo grande successo dello scrittore partenopeo, impegnato nella lotta al crimine nella Napoli degli anni 30.
In questo primo racconto Lojacono, poliziotto siciliano dalla reputazione sporcata, ingiustamente, da un pentito ex compagno di scuola, è nel commissariato di San Gaetano, che presto lascerà per trasferirsi a Pizzofalcone.
Al centro della vicenda c’è uno spietato assassino seriale, che si prende giovani vite senza alcuna motivazione apparente.
L’anziano killer ha in realtà un desiderio di vendetta che lo trascina nel vortice degli omicidi seriali, per i quali non prova alcun pentimento, nè soddisfazione. La sua è un’orrenda missione che porterà a termine, nonostante gli sforzi di Lojacono, detto il Cinese, e della bella procuratrice Piras, che intravede in Lojacono la stoffa dell’indagatore di razza.
Il commissario siciliano risolverà l’enigma e metterà a nudo le radici dell’insensata violenza del “Coccodrillo”, assassino che lascia lacrime nel luogo del delitto per via di una malattia degli occhi che lo affligge da un pezzo. Un giallo da leggere tutto d’un fiato, grazie all’abilità narrativa di un De Giovanni ispiratissimo.

DOLCE PER SE’

Romanzo epistolare di Dacia Maraini, che attraverso le lettere della narratrice Vera alla piccola Flavia tratteggia una storia di amore e musica, una melodia dell’anima che accompagna lo svolgersi degli eventi.
Il titolo, come certamente i lettori più attenti avranno considerato, è tratto da “Le Ricordanze” di Leopardi e vuole simboleggiare la costante tensione tra un presente ricco di interrogativi e un passato letto con un pizzico d’inevitabile nostalgia.
Vera racconta a Flavia, che all’esordio del romanzo ha sei anni, le tappe del suo amore per il giovane violinista Edoardo, zio di Flavia. Vera ha 50 anni e una personalità complessa, che dirige nei sentieri sempre impervi di un amore che deborda dall’anima afflitta. La musica è, con l’amore, al centro delle vicende che la narratrice espone con una dolcezza rispettosa del delicato passaggio di Flavia dalla fanciullezza all’adolescenza. Il tutto condito dalla graffiante e accattivante prosa di Dacia Maraini.

PALLINE DI PANE

LE DONNE, I VICOLI, I SILENZI

Paola Mastrocola, dopo “La gallina volante”, ribadisce la propria vena narratrice con questo romanzo, parimenti leggero ed incantato. Siamo in estate e Emilia, fotografa quarantenne, parte per una vacanza in Sardegna. Con lei i due figli, una bimba di sei mesi ed un bimbo 11enne che usa le palline di pane per prepararsi esche da pesca. C’è anche la nuova baby-sitter, una ragazza portoghese che si porta dietro una macchina per cucire Singer, a pedali.
La vacanza sembra iniziare nel solco dell’abitudine, ma riserverà sorprese e sradicherà tanti modi di pensare legati a una tradizione prettamente conformista.
Non tutto è come sembra e i protagonisti si troveranno nella condizione di districarsi tra pettegolezzi, luoghi comuni e una realtà che da essi prescinde e di essi si fa beffe. Romanzo gradevole e di agevole lettura, non privo di spunti socio-esistenziali.

Lo spazio per gli autori della nostra terra lo riserviamo stavolta a Lucia Scerrato, alatrense, autrice ispirata e sensibile di un’opera che vaga negli spazi della memoria e della grazia di un universo femminile.
Le donne raccontate nel libro sembrano le protagoniste di una fiaba, i cui tempi sono scanditi dai ritmi della storia, con i suoi drammi ed i suoi sogni. Sullo sfondo della terra ciociara e delle sue tradizioni, le figure femminili emergono con la forza della loro dignità ed amano, lottano, soffrono. Zia Lala, Pinuccia, donna Virginia , donne con l’anima vicina alla pelle, affiorano negli spazi senza tempo della memoria, colorandoli di sapori e odori di un mondo lontano. Leggere le loro storie vuol dire condividerne le emozioni e ritrovarsi nella loro femminilità. Un libro intenso, fatto di storie raccontate con la leggera grazia dei ricordi.

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